Che cosa significa psicoterapia strategica?

Quando si pensa ad un percorso di psicoterapia, è opinione comune pensare che questo debba essere necessariamente un percorso lungo e molto costoso in cui il paziente debba mettersi a nudo di fronte ad un professionista della salute, che per quanto possa essere bravo ed accogliente, rimane un perfetto sconosciuto. Nella maggior parte delle centinaia di forme di psicoterapia questo percorso segue proprio questo luogo comune . Ma non va sempre cosi, ci sono alcune forme di psicoterapia più “flessibili” ed una di queste è proprio la psicoterapia strategica.

La Terapia Strategica di solito non prevede che il paziente inizi un vero e proprio viaggio atto a migliorare la conoscenza di sé, ed è tendenzialmente breve e diretta al problema che si vuole affrontare. Ora nulla impedisce al paziente e al terapeuta strategico di approfondire certe tematiche “profonde” che richiedono molto tempo e quindi anche molto denaro, semplicemente ci si concentra su un obiettivo specifico da affrontare; una paura che paralizza, un emozione che turba, un comportamento compulsivo che ci fa vivere male le nostre vite.

 

Un altro assunto fondamentale della terapia strategica è che esiste una terapia specifica per ogni individuo;

Ogni persona ha una propria storia, una propria esperienza ed ha i suoi vissuti. Perfino di fronte alla stessa sintomatologia ci sono differenze, uno stile personale con cui si affronta la patologia. Per questa ragione uno psicoterapeuta strategico impara a “cucire addosso” al paziente l’intervento che sta strutturando.

In altri termini la psicoterapia strategica è l’arte di osservare la realtà con gli “occhiali” del paziente, di individuare la sua “danza”, imparare a ballarla per poi condurlo verso “un nuovo modo di muovere i piedi a ritmo di musica”.

La terapia non parte quindi da una diagnosi, da un’attribuzione di un disturbo o di una problematica; non viene “calata dall’alto” un protocollo di cura ma è cucita addosso al paziente.

Sebbene avere una diagnosi prima di procedere risulta un processo irrinunciabile in medicina, diventa controproducente in psicoterapia in quando il problema si conosce più dalla sua (tentata) soluzione che dalla sua causa.

Solo quando un problema si risolve si riescono ad individuare con chiarezza le cause che l’hanno generato ma conoscere le cause a priori non è sufficiente a risolvere il problema, anzi a volte inibisce il cambiamento.

 

L’importanza del come invece del perché; le tentate soluzioni

Dato che la terapia strategica non si concentra tanto sul “perché” ma sul “come” si sviluppano i problemi esistenziali e psicologici è possibile ottenere cambiamenti più radicali e duraturi.

Il punto è che le soluzioni che non hanno avuto successo, ovvero le “tentate soluzioni” non solo non risolvono il problema ma spesso, paradossalmente lo alimentano in qualche modo, creando cosi un circolo vizioso in cui il problema si rinforza ogniqualvolta falliamo nel risolverlo.

Un problema non risolto continua a manifestarsi fin quando non finisce per ingigantirsi ed occupare tutto o quasi tutto lo spazio percettivo della persona che lo subisce.

La terapia strategica cerca di bloccare questo circolo vizioso sbloccando il paziente. Questo vuol dire che si lavora più sul come che sul perché e di conseguenza l’attenzione è più sul presente che sul passato.

Spesso, una volta interrotto il circolo vizioso, il paziente riesce a modificare il suo punto di osservazione e la sua narrazione in maniera tale da rendere il problema un non-problema in quanto il nuovo modo di vedere le cose riesce ad aggirarlo.

Questo nuovo “punto di vista” di solito garantisce un maggior ventaglio di opzioni, che si integrano con quelle vecchie e garantiscono quindi una maggiore versatilità.

 

 Il CIPPS- Centro Internazionale di Psicologia e Psicoterapia Strategica

Il modello della scuola di specializzazione strategica presso la quale mi sono formato, ovvero il “CIPPS” di Salerno, si fonda sull’integrazione, di vari modelli di psicoterapia quali approcci cognitivo-comportamentale, gestaltico, psicodinamico e sistemico-relazionale.

Del resto Il  modello strategico, da sempre trae le sue origini da diverse discipline (antropologia, teoria dei sistemi, cibernetica, scienze della comunicazione) ma si definisce soprattutto attraverso la metodologia di Milton Erickson e di alcuni dei suoi principi ovvero:

– L’utilizzo di un modello non patologico

– La valorizzazione della persona e la piena fiducia nelle sue risorse

– L’utilizzazione di ogni esperienza portata in terapia dal paziente

è un modello psicoterapeutico che risulta essere flessibile nell’adattarsi ad ogni persona e alle sue esigenze, ai cambiamenti della società:  un approccio che mira a mettere l’individuo nelle migliori condizioni di evolversi e cambiare.

è una formazione che fornisce al terapeuta gli strumenti necessari per operare efficacemente con adolescenti e adulti, coppie e famiglie, nonché in contesti non clinici quali le organizzazioni e la psicologia giuridica.