“Esiste solo un agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati”.
Proust
Nell’era post pandemia che sta per iniziare l’ipocondria è fra le psicopatologie che più si stanno diffondendo. Solo il disturbo post traumatico da stress potrebbe togliergli questo triste primato…
Di solito inizia con una percezione di un dolore, di un fastidio. Di un qualcosa che in fondo si ha sempre avuto e che solo ora incomincia ad essere preoccupante.
E se fosse qualcosa di brutto?
Poi di solito arriva il Dottor Google, la curiosità diventa mania ed in meno di un ora si è convinti di avere almeno un paio di malattia rare o mortali.
A quel punto si prenota una sana visita di routine, che puntualmente non troverà nulla di grave o di vagamente preoccupante. Ma è proprio la sua ordinarietà ad innescare un meccanismo senza fine che a tutti gli effetti è un circolo vizioso; “era una visita ordinaria, fatta con strumenti di diagnosi poco potenti, cosa vuoi che riescano a trovare… meglio cercare altrove, fare un’analisi più approfondita”. Il problema è chi si ostina a cercare alla fine trova sempre qualcosa vero o immaginario che sia.
Può andare anche in un’altra maniera.
È meno diffusa e diametralmente opposta ma comporta comunque dei rischi. Anche qui si inizia con la percezione di un dolore, di un fastidio, che in fondo ci è sempre stato è che ultimamente si è aggravato. A quel punto si va avanti sempre con il Dottor Google ma alla domanda “e se fosse qualcosa di brutto?” si risponde con un “non lo voglio sapere”. E quindi si evita ogni forma di visita medica a volte sfiorando il grottesco.
In entrambi casi nasce l’ossessione di essere malati che spesso diventa una profezia che si auto-avvera. Del resto come si può rimanere sani se si pensa tutto il giorno a malattie strane, orribili ed esotiche?
sia farsi visitare continuamente da medici che evitarli a tutti i costi comportano, al di là degli evidenti problemi medici ed economici, problemi di natura psicologica. Cosi facendo stai dicendo che c’è un problema, un qualcosa di cui avere paura! Entrambe le strategie portano ad un ingigantimento progressivo della fobia… nel primo caso la malattia è cosi infida e minacciosa che nemmeno i controlli più accurati la scovano! Nel secondo caso più si scappa dal fantasma della malattia più questo diventa grave; non si sa effettivamente cosa si ha e cosa spaventa più dell’ignoto?
In altri termini queste strategie, qualora non funzionassero, finiscono solo per ingrandire il problema e se reiterati, nel giro di pochi mesi una persona può arrivare a sviluppare forme di ipocondria piuttosto gravi
C’è un intero filone di ricerca nell’approccio strategico che è dedicato all’ipocondria e alla paura delle malattie più in generale ed è basato proprio su strategie mirate a spezzare questi circoli viziosi di ragionamento.
Inoltre c’è anche un aspetto emotivo molto potente dietro l’ipocondria ovvero il bisogno di stare bene a tutti i costi negando a priori la possibilità di sperimentale un malessere fisico che possa essere funzionale.
Noi non siamo fatti per stare sempre bene anzi, entro certi limiti fisiologici i nostri malesseri hanno una funzione regolativa dell’organismo. Se si ha la febbre prima di andare a lavoro magari un motivo valido c’è.
Per assurdo l’ossessione di stare bene finisce per ammalarci
Non a caso l’obiettivo finale della psicoterapia mirata al trattamento dell’ipocondria, si focalizza nel creare nella persona un miglior contatto con il proprio corpo e con le proprie sensazioni, fino ad arrivare ad un equilibrio più funzionale.
Bibliografia
Bartoletti, A., Nardone, G. La paura delle malattie. Milano: Ponte delle grazie 2020
Watzlawick, P. et al. (1974). Change. Sulla Formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio, 1975.